Mille decibel di falsità per far tacere una sola voce di verità…
In poche ore su giornali, blog, siti e tv abbiamo tutti appreso una serie di notizie false, volutamente confuse, artatamente diffamatorie – circa “l’aggressione” avvenuta ieri nei sottopassi della Stazione Centrale – che hanno creato, come era intento di chi le ha diffuse, un clima di tensione, di aggressione e di violenza che doveva solo nascondere la verità.
Ora che il “tremendo aggressore” di un 35.enne campione di arti marziali, si è scoperto essere un ragazzino di 17 anni… sarà compito delle autorità preposte ricostruire i fatti. Siamo certi che il lavoro degli inquirenti porterà a chiarire la verità di un’aggressione che non si è svolta certo nei modi e nei termini denunciati dai Centri sociali.
Come ben sappiano da anni (e come dovrebbero sapere anche i cronisti), la tecnica dei gruppi violenti è quella di capovolgere la verità a loro vantaggio e di scagliarsi immediatamente contro un fantomatico nemico, identificato a tavolino, per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle loro azioni illegali.
Anche in questa circostanza l’evolversi dell’inchiesta denota la natura strumentale delle accuse rivolte a Lealtà Azione e, quindi, l’origine criminale dell’assalto alla sua sede: gridare “al lupo al lupo” serve solo a spaventare l’opinione pubblica facendo passare per “difensori della democrazia” gruppi di devastatori, di occupanti abusivi, di predicatori della violenza, di imbrattatori di muri, insomma di fuori-legge.
Lealtà Azione ricorda che, da quando esiste, persegue, alla luce del sole, i suoi obiettivi sociali, etici, formativi e ambientalisti. Tutte le azioni svolte dall’Associazione in questi anni sono finalizzate a scopi di utilità sociale, sono pubblicizzate e comunicate apertamente sul nostro sito e puntualmente comunicate alle autorità di Pubblica Sicurezza, che mai hanno avuto qualche cosa da ridire sul loro svolgimento.
Ogni accusa contro di noi è palesemente falsa, così come è falsa la dinamica dei fatti raccontata dal sedicente “aggredito”. In quest’ottica riteniamo che sia doveroso un ripensamento anche da parte degli organi di informazione sul tono, sul modo e sul loro ruolo, per evitare di essere strumentalizzati dai bugiardi facendosi involontariamente portavoci della menzogna.
Quando diciamo “sedicente aggredito” intendiamo parlare di un uomo di 35 anni da tempo appartenente alle bande Sharp (Skinhead against racial prejudice) – lui, dunque, skin e non il suo aggressore – che pesa 90 kg, è campione di arti marziali e ha precedenti per violenza, che dice di essere stato aggredito da un ragazzino di 17 anni, quindi minorenne, che durante l’aggressione si sarebbe spogliato (ieri era una giornata gelida!!), facendo vedere la felpa con “simboli noti” e poi, tolta anche la felpa, avrebbe mostrato i tatuaggi… per poi passare a un feroce e premeditato ferimento con… un coltellino svizzero. Tutto questo senza una motivazione precisa, e dopo che “qualcuno” (non si sa chi) l’avrebbe visto uscire dalla sede della nostra Associazione.
Francamente nessuno può oggettivamente credere a questo racconto ed è lecito pensare che tale versione sia stata fornita per trasformare in aggredito chi, in realtà, era l’aggressore.
Purtroppo, in certi casi, sembra che basti alzare la voce per mettere a tacere la regione. Basta urlare al “pericolo nazi” per essere certi di contare su potenti solidarietà. Noi, però, non ci prestiamo a questo gioco e denunciamo le menzogne e le complicità che hanno portato oggi un ragazzino a doversi costituire come un “criminale” pur portando ancora i segni delle percosse subite.
Non era un militante di Lealtà Azione ma avrebbe potuto esserlo… come ogni cittadino onesto, ovvero “politicamente scorretto” perché non cerca facili consensi e demagogiche giustificazioni.
Molto probabilmente se il ragazzino non avesse avuto con sé il coltellino svizzero multiuso e fosse stato ridotto in fin di vita dallo Sharp… non ci sarebbe stata nessuna notizia e nessuno sarebbe andato ad assalire il Centro sociale Orso o avrebbe indetto raduni “antifascisti”.
Intanto, comunque, il ragazzino ha avuto il coraggio di presentarsi, mentre l’uomo di 35 anni, vero aggressore, con viltà, ha pensato bene di inventarsi uno storia che lo riabilitasse e magari lo rendesse “martire”.
Ci rivolgiamo agli organi di stampa, ai giornalisti liberi, alle menti oneste, pregandoli di aver il coraggio di uscire dagli stereotipi di una comunicazione becera e settaria… o quantomeno sperando che si attengano ai fatti, così come stanno emergendo dall’inchiesta, Speriamo di poter leggere domani la verità, non quella deformata dai decibel della falsificazione violenta e proterva.
Noi stiamo dalla parte della “vera” vittima… e voi?
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