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Monza, 18 giugno 2013 – “DIAMO VOCE AL SILENZIO”

Bran-co Branca Comunitaria Solidarista incontra Giorgio Celsi. Nato a Fossombrone (Pesaro-Urbino) nel 1963, da oltre 25 anni lavora come infermiere in ambito psichiatrico ed è Presidente dell’Associazione “Ora et Labora” a difesa della vita e Vicepresidente dell’Associazione “NO 194”, che sta preparando un referendum per abrogare la legge 194 in materia d’aborto.

Di seguito riportiamo un riassunto delle domande poste nel corso della serata e delle relative risposte.

D: che ruolo può avere un ateo nella battaglia contro l’aborto?

R: la vita è sopra le parti, è un diritto naturale e tutti sono tenuti a difenderla. Anche Oriana Fallaci, pur essendo atea, era contro l’aborto. L’Associazione “Ora et Labora” è apartitica, non religiosa e sopra le parti. Ovviamente nonostante siamo aconfessionali, abbiamo un’impronta cattolica.

D: con la raccolta firme “NO 194” si può pensare che venga realmente abrogata la legge che consente l’aborto o lo scopo è quello di smuovere le coscienze?

R: lo scopo è quello di abrogare la legge. Anche i radicali perdono le loro battaglie, ma ci riprovano sempre e alla fine ottengono ciò che vogliono, così allo stesso modo noi ci proviamo.

Il comitato referendario ha raccolto fino ad oggi 17 mila adesioni con nuclei NO194 operativi in tutta Italia; ci siamo dati 2 anni di tempo per arrivare a raccogliere le 500 mila firme che serviranno per arrivare al referendum abrogativo. Nel frattempo lo scopo è quello di sensibilizzare le persone attraverso iniziative quali, ad esempio, le dodici ore di preghiera fuori dagli ospedali pro-aborto. Vorrei sottolineare che gli aborti vengono praticati in maniera continuativa, persino quando gli ospedali scioperano. Esistono veri e propri “staff” della morte che operano su richiesta delle direzioni sanitarie. Inoltre, l’aborto rappresenta anche un onere economico per la collettività e contribuisce in maniera significativa a far quadrare i bilanci delle strutture ospedaliere: basti pensare, infatti, che il costo di ogni intervento si aggira intorno ai 5.000 €.  Ad oggi gli ospedali da noi presidiati, con propaganda pro-life, sono 12, tra i quali la Mangiagalli di Milano, Roma e Padova. L’obiettivo è di coprire almeno un ospedale per regione dal prossimo settembre. Purtroppo dall’altra parte vengono fatte campagne molto pesanti contro la vita e chi la difende, tramite ad esempio l’eliminazione dell’obiezione di coscienza o contrastarci, anche fisicamente, nella nostra battaglia.

D: cosa c’è di ingannevole nella legge 194?

R: Sono ingannevoli le giustificazioni che stanno alla base di questa legge. Quella principale sosteneva che l’aborto doveva essere legalizzato per evitare e contrastare la pratica clandestina, che causava in alcuni casi anche la morte delle donne, ma vennero presentati, con il supporto di mass media compiacenti,  numeri non veritieri a supporto dell’aborto.

Inoltre, le disposizioni dell’articolo 12 distruggono il concetto di famiglia. Infatti, la richiesta di interruzione di gravidanza  fatta da una minorenne necessita dell’autorizzazione di chi ha la patria potestà sulla ragazza, ma se c’è il rifiuto da parte dei genitori a dare l’assenso oppure se i genitori non trovano l’accordo, la decisione spetta o al consultorio o al medico ginecologo o al medico curante, i quali certificano l’esistenza delle condizioni per ricorrere all’aborto e possono rivolgersi al giudice tutelare, il quale potrà poi autorizzare l’interruzione di gravidanza tramite un atto non oggetto di reclamo. In questo modo viene tolta ai genitori la possibilità di esprimere la loro volontà e di esercitare la loro patria potestà. Per citare un esempio, sappiamo con certezza che a Padova una bambina di 12 anni ha abortito con il benestare del un giudice tutelare.

Dal 1978 in Italia i bambini mai nati sono oltre 6 milioni. L’aborto in Italia è il primo fattore di morte dei bambini. Viviamo in una società in cui cresce, giustamente, la sensibilità per la conservazione dell’ambiente, per l’abolizione della pena di morte, per la difesa degli animali, ma siamo indifferenti di fronte alla soppressione di concepiti innocenti e indifesi nel ventre materno.

D: cosa pensa del fatto che Papa Francesco stia riproponendo la lotta contro l’aborto dopo anni di “silenzio” da parte della Chiesa Cattolica?

R: L’argomento era stato messo da parte, perché riproponendo la lotta contro l’aborto, la Chiesa avrebbe potuto perdere fedeli. Alcuni preti probabilmente hanno preferito che fossero i laici a portare avanti queste cause, senza rendersi conto che il loro sostegno è fondamentale. Il cambio di rotta dato da Papa Francesco è senz’altro un segnale positivo.

D: Perché una donna in gravidanza non viene aiutata finanziariamente, mentre l’aborto è gratis?

R: perché dietro l’aborto si celano gli interessi economici di lobby e multinazionali farmaceutiche (nella fattispecie quelle che producono pillole abortive quali la tristemente famosa RU486), che vengono sponsorizzate anche attraverso i medici.

La pillola RU 486 è entrata nel prontuario farmaceutico, pur non essendo un farmaco che cura, ma che uccide, è infatti un’alternativa all’intervento chirurgico.

Con la pillola RU 486 qualsiasi responsabilità viene scaricata sulla donna. Dopo l’assunzione della pillola la donna dovrebbe stare in ospedale 3 giorni, visto l’alto rischio per la sua stessa salute, ma nella maggioranza dei casi ciò non accade. A causa di questo in tutto il mondo sono morte 36 donne perché non controllate dopo aver preso la pillola RU 486. La donna deve comunque impegnarsi preventivamente a sottoporsi ad intervento chirurgico in caso di “insuccesso”.

In Germania i preti luterani si sono dichiarati favorevoli a questa pillola.

D: cosa s’intende per aborto selettivo?

R: Cito alcuni esempi significativi. In India e in Cina hanno proibito le ecografie e l’amniocentesi perché le famiglie possono tenere solo un figlio. In particolare le famiglie contadine tenevano solo i maschi, facendo abortire la donna che aspettava una femmina, di questo femminicidio non ne parla nessuno. Esiste un dossier che rivela l’incremento di aborti in Inghilterra e Galles,  molti avvenuti oltre i limiti consentiti dalla legge, su bambini handicappati o portatori di malattie ereditarie. Gli handicap per cui i bambini vengono abortiti non sono solo le sindromi di Down, ma anche semplici labbri leporini e palatoschisi, entrambi malformazioni fisiche comunissime e tra l’altro correggibili. In Olanda è possibile addirittura praticare l’aborto post-nascita, a discrezione dei medici e dei genitori. Cito a tal proposito le tesi di Alberto Giubilini e Francesca Minerva, “Se pensiamo che l’aborto è moralmente permesso perché i feti non hanno ancora le caratteristiche che conferiscono il diritto alla vita, visto che anche i neonati mancano delle stesse caratteristiche, dovrebbe essere permesso anche l’aborto post nascita”. Ovvero: al pari del feto, anche il bambino già nato non ha lo status di “persona”, pertanto l’uccisione di un neonato dovrebbe essere lecita in tutti i casi in cui è permesso l’aborto. Ribadiscono che “le stesse circostanze per cui si può terminare la vita dei feti senza disabilità giustificano di mettere fine alla vita dei nuovi nati senza disabilità”. In breve, ragioni economiche e psicologiche.

Anche la selezione eugenetica è un aborto selettivo; all’Ospedale San Paolo di Milano sono specializzati in questo. Ad esempio, se una donna dopo la fecondazione artificiale aspetta troppi figli possono decidere di ucciderne solo alcuni tramite l’aborto oppure ricorrono sempre all’aborto in caso di malformazioni questo però comporta anche il rischio di eliminazione dei feti sani com’è successo all’ospedale milanese.

D: è stato un fallimento il progetto  “culla per la vita”?Listener

R: non è stato un fallimento,anche se ha funzionato pochissime volte, prevalentemente per  mancanza di informazione. Infatti non sempre è nota alle donne che per difficoltà psicologiche, sociali o economiche non sono in grado di potersi prendere cura del proprio figlio.  Nonostante questo, ha salvato delle creature ed è un messaggio a difesa della vita. Culla per la vita dà la possibilità di partorire in anonimato in ospedale e di non riconoscere il figlio. Le madri possono lasciare il neonato in completo anonimato e in assoluta sicurezza per il piccolo. La disponibilità di un presidio di questo tipo consente infatti di evitare l’abbandono indiscriminato che mette a repentaglio la sopravvivenza del neonato, tutelandolo ed assicurandogli il diritto alla vita .

La scarsa informazione riguardo alla legge sul parto in anonimato sembra essere dettata anche dagli interessi economici che gravitano intorno alle adozioni all’estero e che rendono difficoltose le adozioni in Italia.

D: Perché non tutte le associazioni pro-life sono favorevoli al referendum abrogativo?

Risposta: Nella proposta di referendum abbiamo inserito un “quesito massimale” e un “quesito minimale”. Il primo prevede l’abrogazione totale della legge 194, mentre il secondo, che verrebbe applicato solo nel momento in cui venisse cassato il “massimale”, consiste nell’abolizione dell’art. 4 (che riconosce il diritto di interruzione volontaria della gravidanza anche per mere ragioni economiche, morali e sociali nei primi 90 giorni) e dell’art. 5 (che attribuisce alla donna, anche se coniugata, il diritto di assumere la decisione abortiva senza coinvolgere il potenziale padre, che può così legalmente rimanere del tutto ignaro dell’evento).

Il problema è che il “Movimento per la vita” sostiene di non volere il “quesito minimale”, ma solo quello “massimale”. Il punto è che se non si riesce ad abrogare in toto una legge, si può almeno cercare di intaccarla e di ridimensionarla. A nostro avviso il minimale contribuirebbe, comunque, a ridurre gli aborti del 90%. Come cita anche l’Evangelium Vitae nr. 73 “Quando non fosse possibile scongiurare o abrogare completamente una legge abortista, un parlamentare, la cui personale assoluta opposizione all’aborto fosse chiara e a tutti nota, potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. Così facendo, infatti, non si attua una collaborazione illecita a una legge ingiusta; piuttosto si compie un legittimo e doveroso tentativo di limitarne gli aspetti iniqui”. E’ importante che tutti coloro che sono contrari all’aborto aderiscano all’Associazione NO 194, facendo un fronte comune in difesa della vita.

Noi come Associazione stiamo cercando appoggio da parte della Chiesa; la Conferenza Episcopale Italiana nella persona del Cardinale Angelo Bagnasco ha appoggiato il referendum abrogativo, ritenendolo lo strumento più appropriato per contrastare la pratica dell’aborto, ritenuta “inaccettabile in quanto contraria al valore primario e irrinunciabile del rispetto di ogni vita umana fin dal concepimento”.

Considerazioni finali di Giorgio Celsi: Vengono uccisi 180 mila bambini ogni anno e con loro muoiono anche le loro mamme e le loro famiglie, perché l’aborto è odio e disperazione e ha gravi ripercussioni a livello psicologico sulle donne che hanno scelto di sottoporvisi.  Se una madre può uccidere il suo stesso figlio nel suo grembo, distruggere la carne della sua carne, vita della sua vita e frutto del suo amore, rendendosi complice di una società malata, non dobbiamo sorprenderci delle violenze, anche sessuali, perpetrate ai danni dei bambini.  Aborto e pedofilia sono contro natura, contro la vita e noi ne siamo responsabili se non facciamo qualcosa.

Ringraziamo Giorgio Celsi per la sua disponibilità e per aver risposto in maniera esaustiva alle nostre domande. La sua tenacia e la sua perseveranza nel portare avanti questa battaglia in difesa della vita devono essere per tutti un esempio da seguire.