La Nuova Europa nel Mondo Multipolare
Dal Mediterraneo alla Russia per la rinascita europea:
resoconto del convegno “Il Mondo verso il futuro multipolare”
In data 17 gennaio si è svolto a Milano il convegno “Il Mondo verso il futuro multipolare”, organizzato da Gruppo Alpha e da Millennium.
L’idea centrale della giornata è stata quella di offrire una trattazione analitica dell’opposizione al sistema mondialista e finanziarista che mira alla dissoluzione delle Nazioni nell’ottica della costruzione di un Super-Stato mondiale guidato dalle oligarchie finanziarie ed all’elaborazione di proposte politiche e culturali che permettano il superamento dell’epocale crisi sistemica che sta investendo l’Italia e l’Europa.
I relatori – seppure con diverse sfumature – hanno posto il tema di un recupero della Sovranità, della difesa dell’Identità e della Tradizione dei Popoli da opporre all’unipolarismo americano- occidentalista che versa in una crisi irreversibile. Il ventunesimo secolo segnerà la lotta finale tra due inconciliabili fazioni. Il nuovo paradigma politico è quello della Sovranità.
Da una parte il mondialismo, con la sua disumana volontà di distruzione delle Nazioni e di creazione di un Super-Stato mondiale guidato dalle centrali dell’usura.
Dall’altra invece chi a questo progetto contrappone la Sovranità, l’Identità, la Tradizione dei popoli come paradigma per garantire un loro libero sviluppo in un mondo multipolare. Ed è sicuramente nel solco di questa seconda proposta politica che ci siamo collocati.
Volendoci soffermare sui contenuti emersi, dobbiamo anzitutto chiarire l’argomento dell’incontro: il multipolarismo. Il multipolarismo è un fenomeno geopolitico e culturale che si sta sviluppando in conseguenza all’implosione dell’attuale sistema nei suoi due pilastri : l’egemonia americana su tutto il pianeta e il predominio del capitale finanziario. Non è un’utopia lontana dal realizzarsi, in quanto l’emersione di blocchi geopolitici che vogliono riacquistare la propria indipendenza e la propria sovranità è un processo che già si sta sviluppando.
L’incontro è stato introdotto da Orazio Maria Gnerre, presidente di Millennium, il quale ha sottoliato come questi blocchi che sono sorti abbiano ritrovato un proprio paradigma per darsi una propria autonomia e un proprio ruolo sullo scenario mondiale. Il nuovo assetto multipolare che si sta configurando vede infatti il sorgere di blocchi culturali omogenei, che in base alla teoria metodologica dei grandi spazi di Carl Schmitt vengono suddivisi in : Europa, Russia – Eurasia, Cina, Giappone, Medio-Oriente. Vi sono entità che hanno già elaborato un proprio paradigma: la Cina nell’ideologia del partito di Stato, il mondo arabo nel Socialismo Pan-Arabo, il Giappone sta progressivamente ricostruendo la propria identità, l’America Latina nel Meridionalismo. Ciò si è concretizzato nella configurazione sul piano internazionale di realtà come la Comunità Economica Euro-asiatica, l’Unione delle Nazioni sudamericane, l’Unione del Pacifico. Non mancano sicuramente le resistenze atlalntiche a questo processo, che comunque pare presentarsi come la necessaria fase successiva alla crisi irriversibile del sistema costruito proprio sull’egemonia atlantica.
Il primo intervento è stato quello del Professor Alexander Dughin in videoconferenza da Mosca, il quale ha sottolineato la pericolosità del modello ultra-liberale è stato imposto nella Storia: “Il liberalismo pone al centro della sua ideologia l’individuo nella sua accezione più bassa”, puntando il dito contro la pretesa disumana di cancellazione delle identità per la riduzione dell’individuo alla mera dimensione economica. Dughin ha poi esposto la necessità di una Quarta Teoria Politica da opporre all’ideologia che caratterizza l’unipolarismo americano. Si tratta di una quarta teoria politica in quanto collocabile a seguito delle tre classiche teorie politiche che sono state sperimentate in epoca moderna: il liberalismo, il comunismo, il fascismo.
Il liberalismo è infatti il male più grosso dei nostri tempi, perché a partire dagli anni ’90 esso è un’imposizione che non abbiamo scelto. Secondo Dugin, il liberalismo, e la libertà che esso sostiene di promuovere, portano ad una distruzione sociale; liberano l’uomo dalla famiglia, dallo stato, dalla sua identità sessuale e persino dalla sua umanità. Il liberalismo finirà per portare alla sostituzione dell’uomo da parte di cyborg geneticamente modificati.
Il Quarto Paradigma dovrebbe incorporare le migliori caratteristiche delle teorie politiche del passato e tralasciarne i difetti. Così, dovremmo rifiutare il principio marxista del materialismo storico e dell’ineluttabilità del progresso, l’economicismo o la credenza nella supremazia delle scienze economiche, l’ anti-spiritualità ed anti-etnicità.(1)
Successivamente, il convegno si è focalizzato su un’analisi della situazione europea.
Valerio Zinetti, militante del Gruppo Alpha ha esposto nell’intervento dal titolo significativo “La Nuova Europa” il pensiero del nostro gruppo in merito al tema dell’Europa. La trattazione ha investito tre punti fondamentali: le radici culturali e spirituali della Weltanschaung europea che costitusicono il paradigma per una ricostruzione tradizionale ed imperiale del Vecchio Continente, l’analisi della situazione dell’odierna Europa incatenata tra il sistema NATO e la finanza internazionale, e un breve sguardo sulle prospettive euro-russe ed euro-mediterranee come naturali spazi di un’azione geopolitica dell’Europa nel contesto multipolare.
E’ stata sottolineata la netta contrapposizione tra Europa Civilità come millenaria comunità di Sangue, Suolo e Spirito rispetto all’Unione Europea (istituzione creata dalle oligarchie finanziarie) e il così detto Occidente inteso come grande spazio americano. Del resto, già il filosofo francese Alain De Benoist e l’antropologa italiana Ida Magli avevano in tempi lontani sottolineato come con il Trattato di Mastricht non fossero state poste le premesse per la realizzazione di un’Europa sovrana e indipendente, bensì della sua distruzione (2)
Il paradigma europeo può essere riscoperto solamente nella Tradizione europea nel senso più puro ed essenziale. Dughin a proposito del paradigma europeo parla di Continentalismo, affermando che “Il Continentalismo, rappresentato al meglio dalla leggendaria Iperborea e dagli Imperi storici Romano, Germanico, Russo, mette in risalto l’unità organica del popolo nel suo vincolo spirituale con la terra e con la sua fedeltà alla tradizione nazionale.” Una contrapposizione con il mondo atlantico anglo-americano, che invece individua il suo paradigma nell’Atlantismo, che secondo Dughin “è caratterizzato dallo spirito del commercio e del profitto, dal cosmopolitismo” (3) (4)
Il multipolarismo oggi può rappresentare l’occasione storica per la resurrezione di una Nuova Europa, che in una sua ricostruzione tradizionale e imperiale (caratterizzata da un policentrismo culturale e un monocentrismo strategico) sia all’altezza ,nel solco della sua missione spirituale, di guidare altri Continenti organizzati senza pregiudiziale di conquiste territoriali in loro danno, bensì guidarli semplicemente col generoso primato della sua riaffermata Civiltà verso la liberazione dal sistema mondialista e finanziarista. (5) (6) (7)
Successivamente si è discusso sulle frontiere della rinascita geopolitica europea : la Russia e il Mediterraneo.
Per quanto riguarda la Russia, è stata letta una relazione del giornalista Gianluca Savoini(assente per imprevisti lavorativi) dal titolo “Prospettive Eu-Russe” ha preso spunto da un saggio del politologo Nicolaj Von Kreitor “La Russia e il Nuovo Ordine Mondiale: il progetto politico della Pax Eurasiatica”, apparso nel 1996 sulla rivista americana di politica internazionale Telos, nel quale l’Autore evidenziava come l’alleanza tra un’Europa liberata dal giogo americano – tecnocratico e la Russia post-sovietica e liberata dal governo antinazionale di Elstin fosse la via per raggiungere la creazione di un Grossraum Euro-asiatico che potesse opporsi all’unipolarismo americano. (8)
Prendendo in considerazione invece gli eventi di più stretta attualità riguardanti la Russia, ci si è soffermati su come la Russia oggi abbia ricostruito un proprio paradigma basato sulla difesa della Sovranità Nazionale russa dalle pretese atlantiche nel campo euro-asiatico e della tradizionale nazionale russa contro l’arroganza del pensiero unico anti-tradizionale. In particolare, è emerso quanto il panorama politico russo dal presidente Putin (9) fino al presidente del partito comunista russo Djuganov (10) sia unito dalla convinzione di fondo che il governo della Nazione debba essere condotto sulla base del principio nazionale e della giustizia sociale. Un messaggio chiaro per un’Europa che invece è sempre più l’emblema del modello americano che distrugge le identità dei popoli in nome del predominio del capitale finanziario.
Per quanto invece riguarda la frontiera Mediterranea, ci si è soffermati su due aspetti: una contrapposizione netta tra il paradigma mediterraneo ed il paradigma atlantico, e la dottrina geopolitica dell’Eurafrica.
Circa il primo aspetto, se l’Atlantico segna geograficamente e culturalmente una netta separazione, il Mediterraneo segna il collegamento dell’Italia e dell’Europa con altri due Continenti (l’Asia e l’Africa) con i quali il Vecchio Continente deve riprendere un rapporto di naturale e storica collaborazione ben diverso sia dal vecchio colonialismo che dall’odierna subalternità all’egemonia americana in quelle aree: un’egemonia che in nome della sottomissione alle pretese americane da una parte costringe l’Africa e l’Asia ad uno sfruttamento economico disumano, dall’altra costringe l’Europa a subire una vera e propria invasione migratoria che sta mettendo in pericolo la sua sopravvivenza come comunità.
La teoria Euro-africana (11) è stata invece esposta da Alessio Scocca (sempre in rappresentanza di Millennium) nell’intervento “Prospettiva Eurafica” incentrato proprio sulla funzione dell’Italia in questa prospettiva. L’Italia infatti, nel solco della tradizione imperiale romana, potrebbe ricoprire nel processo d’integrazione euro-africana lo stesso ruolo che la Russia svolge nell’integrazione euro-asiatica, o almeno è quello che si auspica. L’Italia è il centro del settore mediterraneo, ma purtroppo la sua collocazione all’interno dell’Unione Europea e della strategia atlantica soffoca ancora sul nascere questa sua funzione storica. I traffici energetici tra l’Africa settentrionale e l’Europa dimostrano la necessità di questo processo. Il discorso si è focalizzato sulla guerra in Libia del 2011, che ha distrutto il partenariato italo – libico in campo energetico, limitato l’influenza cinese (funzionale allo sviluppo multipolare) nell’area per consolidare invece quel colonialismo economico franco-americano (ancorato all’ unipolarismo occidentale). L’ostilità occidentale agli accordi energetici conclusi tra l’Italia e la Libia di Gheddafi (come del resto la stessa ostilità si era verificata per quelli conclusi si versante euro-asiatico con la Russia di Putin) dimostrano l’ostracismo verso il processo d’integrazione euro-africano finalizzato ad impedire per l’Europa la liberazione dall’unipolarismo americano e per l’Africa la liberazione dal neo-colonialismo di analogo segno. Da qui una riflessione maturata da alcuni presenti nel pubblico: se da una parte vi è sicuramente un’ingerenza americana, è altrettanto accettabile un’ingerenza cinese in funzione multipolare? Domanda che sicuramente troverebbe risposta nel fatto che se l’Europa mediterranea continuerà a farsi strumento della strategia americana finirà certamente per essere ben presto in posizione di sudditanza (e non di interlocuzione) anche rispetto all’influenza cinese in quell’area.
A concludere la sessione, esponendo una sorta di manifesto politico di quello che è stato il pensiero del convegno, il Presidente del Movimento Anti-globalista russo Alexander Ionov, il quale ha affermato: “Il sistema economico occidentale è un sistema unipolare mortale per i paesi indipendenti e sovrani. Per implementare la tirannia del sistema economico sono state create organizzazioni finanziarie sovranazionali che impongono le dottrine del mondo unipolare di Washington. La tirannia finanziaria e militare degli USA ha ucciso milioni di persone. Molti dicono che se Adam Smith, il padre del capitalismo, fosse vivo, di fronte a questo scenario sarebbe anche lui anti-globalista. Il mercato-capitale continua ad avere prevalenza sul lavoro.
Ogni Stato si fonda su tre pilastri: la Fede, la Patria, la Famiglia.
Il mondo moderno sta distruggendo questi principi, e cerca di imporre questo modello ultraliberale alle Nazioni. Lo abbiamo visto negli scorsi anni con le “rivoluzioni colorate” nell’est Europa, e le “primavere arabe” in Medio Oriente. Ma come si fa a dire alla madre di un bambino libico ucciso dalle bombe americane che suo figlio è morto in nome della democrazia?”.
Una giornata nella quale sono stati trattati argomenti tanto attuali quanto però soggetti alla censura del pensiero unico e che scatenano le ire dei suoi sgherri. Ma ciò sicuramente non scoraggerà tutti noi in futuro nel doveroso compito di continuare a promuovere iniziative di questo genere, credendo che non vi possa essere libertà senza verità.
Note e bibliografia di riferimento
1) Luca Siniscalco, Libri. “The Fourth Political Theory” di Dugin: orizzonti alternativi al Pensiero Unico, in http://www.barbadillo.it/libri-the-fourth-political-theory-di-dugin-orizzonti-alternativi-al-pensiero-unico/ : “Se comunismo, fascismo e liberalismo devono essere abbandonati, tutte queste teorie offrono elementi che, riassorbiti in un nuovo circolo ermenutico, vale a dire in un differente contesto immaginale, possono contribuire alla costruzione della Quarta Teoria Politica. Così le suggestioni positive dei modelli novecenteschi – rispettivamente l’acuta identificazione delle contraddizioni del capitalismo e il mito escatologico,la tutela dell’ethnos edella comunità, il valore della libertà umana (da non concepirsi più individualisticamente ma in senso personalistico) – possono contribuire alla delineazione di un nuovo archetipo di autenticità, in cui reificazione, obiettivismo, pensiero unico, fine della storia e progressismo forzato vengano sostituiti da una nuova visione del mondo.”
2) Intervista ad Alain De Benoist, in “Le Monde” 15 maggio 1992: “Non vedo il Trattato di Mastricht come preludio ad un”Europa autonoma, politicamente sovrana, determinata a conquistarsi quello che la Dottrina di Monroe è stata per gli Stati Uniti; ma piuttosto un fantasma dell’Europa, un’Europa della disoccupazione, assente ed impotente, una zona di libero scambio governata a livello teorico da principi monetaristi ultra-liberali e sul piano pratico da banchieri che non possiedono né un progetto politico, né una legittimazione democratica. L’Europa si creerà fuori e contro gli Stati Uniti, o non si creerà affatto”
Ida Magli, “Difendere l’Italia”, BUR Edizioni, 2013: “Togliere ad un popolo la sovranità della moneta significa toglierli tutta la sovranità. (…) L’euro dunque è una moneta che nel momento stesso in cui ha cominciato a circolare ha prepotentemente affermato che i possessori delle banche erano i padroni dell’Europa, e che tanto più i sudditi diventavano poveri, quanto questi più si arricchivano”.
3) Nicolaj Von Kreitor, “La Russia e il nuovo ordine mondiale: il progetto politico della Pax Eurasiatica”
http://evropanazione.files.wordpress.com/2012/01/nikolaj-von-kreitor-la-russia-e-il-nuovo-ordine-mondiale.pdf
4) Sul pericolo dell’americanizzazione culturale prima ancora che politica in Europa, si legga: Julius Evola, “Orientamenti”:”Le forme di standardizzazione, di livellamento democratico, di frenesia produttiva di più o meno prepotente brains trust, di materialismo spicciolo nell’americanismo possono solo servire a spianare la strada per la fase ulteriore, che è rappresentata nella stessa direzione dall’ideale comunista dell’uomo massa. Il carattere distintivo dell’americanismo è che l’attacco contro la qualità e la personalità vi si realizza attraverso la bruta coercizione di una dittatura marxista e di un pensiero di Stato, ma è quasi spontaneamente, lungo le vie di una civiltà non conoscente ideali più alti di ricchezza, consumo, rendimento senza freno, quindi per una esasperazione ed una riduzione all’assurdo di ciò che la stessa Europa elesse. L’americanismo è per noi più pericoloso del comunismo (…). Agisce in modo più sottile e le sue trasformazioni avvengono insensibilmente sul piano del costume e della visione generale della vita”.
5) Ezio Maria Gray, “Il Fascismo e l’Europa”, 1942. Sulla necessità di costruire un blocco europeo che potesse svolgere una funzione anti-bolscevica e anti-plutocratica nel superamento del particolarismo nazionalista: ” Che a taluno, al di là delle giuste esigenze di ogni complesso nazionale, la parola «Europa» suoni in qualche modo allarmante, ancora una volta il magistero del Duce gli chiarisce il fatto e il concetto.«Nella dottrina del Fascismo, l’Impero non è soltanto una espressione territoriale o militare o mercantile ma spirituale e morale. Si può quindi pensare a un Impero come a una Nazione che direttamente guidi altre Nazioni al di fuori di ogni confronto territoriale». Ora ciò che vale per una Nazione in funzione del Continente, può valere per un Continente in funzione di altri. Può dunque l’Europa, unità imperiale essa stessa, guidare altri Continenti organizzati, senza pregiudiziale di conquiste territoriali in loro danno. Guidarli semplicemente col generoso primato della sua riaffermata Civiltà.”
(6) Marcello Veneziani, “La cultura della Destra”, nel capitolo “Globalizzazione: amici o nemici?”, di fronte allo svilupparsi del processo multipolare e sulla necessità di non subordinare l’Europa all’unipolarismo statutinense l’Autore scrive: “Rispetto a questo scenario, l’Europa, e in particolare l’Europa mediterranea, in primis l’Italia, non può appiattirsi sulla posizione statunitense. (…)Qui gioca un ruolo determinante una visione del mondo, strategica e politica ma anche geoculturale, come è quella di destra, che sostiene il progetto di un monco plurale nelle culture e nelle differenze, e che situa l’Europa, soprattutto quella mediterranea e cattolica, come luogo di scambio e di rispetto tra Oriente e Occidente, e non come angolo estremo del blocco atlantico. (..) Il fenomeno dell’espropriazione delle sovranità popolari si accompagna al più vistoso dell’espropriazione delle sovranità nazionali.Da un verso gli Stati nazionali cedono ogni giorno di più quote di sovranità ad assetti transnazionali (Nato, UE eccetera). Dall’altro verso viene rafforzato il diritto di intervenire per ragioni “umanitarie” nella sovranità degli Stati . (…) Otto o nove aree omogenee per cultura e civiltà sono ancora ben delineate nel pianeta; un sistema mondiale multipolare potrebbe essere il garante di queste radicali diversità. Una di queste aree è l’Europa. (…) L’alternativa sarà tra un’ Europa adeguata a una norma cosmopolita, omogenea e funzionale alla globalizzazione, e un’Europa sovrana in un arcipelago di realtà differenti, che coltivano le loro differenze pure rendendole sinergiche e compatibili nel senso della comune origine. L’Europa che come gradino verso la società globale è un progetto che attiene le culture di sinistra, mentre l’Europa come risposta alla società globale è progetto che sorge dalla cultura di Destra”.
(7) Claudio Mutti, “Oltre il nazionalismo per difendere il soggetto Europa”, “Il Borghese” ottobre 2012: ”La sovranità italiana, che è inseparabile da quella tedesca ed europea, può essere recuperata solo ricacciando l’occupante statunitense oltre l’oceano dal quale è arrivato una settantina d’anni fa. Solo un’Europa sovrana, unificata secondo un modello imperiale, potrà equilibrare gli interessi nazionali e subordinare gli interessi economici al bene comune, impedendo qualsiasi commissariamento da parte di forze particolari. La via da percorrere, a mio parere, non è quella del pollaio nazionalistico, ma quella della liberazione dell’Europa, in sinergia coi grandi Stati eurasiatici che si oppongono all’unipolarismo americano.”
8) Nicolaj Von Kreitor, “La Russia e il nuovo ordine mondiale: il progetto politico della Pax Eurasiatica”: “L’Europa centrale potrà costituirsi in futuro soltanto nell’alleanza con la Russia. La sola alternativa praticabile alla globalità totalitaria del Nuovo Ordine Mondiale è la ricostruzione o la creazione di un nuovo Grossraum in opposizione all’impero mondiale americano e l’emancipazione dei principi del pluralismo internazionale. La pseudo-legalità del Nuovo Ordine Mondiale deve essere contrastata da una nuova legalità alternativa. Di contro all’onnivoro pseudo-universalismo americano devono stare la manifestazione di volere del particolarismo nazionale e la mobilitazione della resistenza geopolitica. Contro l’avanzata del Nuovo Ordine Mondiale americano e contro l’invasione del vuoto geopolitico in Eurasia, conseguenza della distruzione dell’Unione Sovietica, deve consolidarsi una nuova unità geopolitica continentale che risulti nella proclamazione di una Dottrina Monroe per l’Europa.”
9) “L’Europa di Putin: identità, tradizione, demografia. Il discorso di Valdai censurato dai giornali” di Max Ferrari : http://maxferrari.net/2013/09/22/leuropa-di-putin-identita-tradizione-demografia-il-discorso-di-valdai-censurato-dai-giornali/ :
“Putin, i successi economici” di Eugenio Fontanini in “Stato e Potenza, periodico di informazione socialista” http://www.statopotenza.eu/8376/putin-i-successi-economici: “Il presidente Putin (dopo Zjuganov), gode di grande fama non solo per il suo anti-imperialismo e per il suo nazionalismo, ma anche per la politica interna che ha permesso, tramite la nazionalizzazione di molte importanti aziende, di uscire dalla crisi che imperversava negli anni ’90, abbassando notevolmente il livello di povertà e aumentando il reddito pro-capite.
10) G. A. Zjuganov: “Il nostro Paese non può esistere senza un’idea nazionale” in “Stato e Potenza. Periodico d’informazione socialista” http://www.statopotenza.eu/8913/g-a-zjuganov-il-nostro-paese-non-puo-esistere-senza-unidea-nazionale : “Il nostro Paese non può esistere senza una idea nazionale – ha sottolineato il capo dei comunisti russi. – La Russia non può esistere senza proseguire nel solco delle sue migliori tradizioni, senza un serio dialogo tra le varie forze politiche per la costruzione di programmi e proposte articolati nell’interesse di tutti i cittadini, non solo di singoli gruppi sociali, per non parlare dell’oligarchia”.
11) Non trattato durante il convegno, ma utile al fine di capire la dottrina euro-africana, nata in epoca fascista ed elaborata da Paolo D’Agostino Orsini di Camerota, futuro libero docente in geografia coloniale alla Regia Università di Roma nel libro “L’Europa per l’Africa, l’Africa per l’Europa ”.Da: Marco Antonsich, “Eurafrica: la dottrina di Monroe del Fascismo”.https://www.academia.edu/2286454/Eurafrica._Dottrina_Monroe_del_fascismo : “Rispetto alla «vecchia Eurafrica» di Guernier, che, secondo D’Agostino Orsini, altro non era se non un «orto chiuso di pochi Stati plutocratici», la «nuova Eurafrica» avrebbe comportato una revisione politica ed economica tale per cui tutte le nazioni d’Europa (Gran Bretagna esclusa) avrebbero trovato la propria collocazione nel continente africano. La nuova Eurafrica sarebbe stata cioè l’espressione geografica dell’Ordine Nuovo creato dalle due potenze dell’Asse: l’evoluzione del concetto di «spazio vitale» dilatato su scala continentale, ovvero un «grande spazio», egemonizzato da Italia e Germania..Inizialmente, D’Agostino Orsini intese l’Eurafrica come concetto essenzialmente economico e demografico: l’Africa serviva all’Europa come fonte di materie prime,come mercato di smercio della produzione industriale e come terra di popolamento da parte della manovalanza europea in eccesso . Le ragioni politiche e militari era-no assenti dal discorso eurafricano, anche perché «queste le sono in gran parte contrarie» . Per legittimare l’esistenza dell’Eurafrica, D’Agostino Orsini si appellava innanzi tutto ai dati naturali: «L’Eurafrica è prima di tutto un fatto geografico: è la natura che ha predisposto un fuso eurafricano completo (…): l’Africa si trova sull’asse preciso dell’Europa». Più quindi dei fusi americano e asiatico, quello eurafricano era iscritto nella Natura. Il Mediterraneo costituiva «la zona di saldatura» fra i due continenti: qui, il clima, l’orografia, la razza, l’economia e la storia erano comuni su entrambe le sponde ”. Successivamente questa dottrina dallo stesso D’Agostino Orsini negli anni della costruzione europea con il progetto di creazione della Comunità Economica Eurafricana. Non mancano comunque i collegamenti – evidenziati dallo stesso relatore – della teoria eurafricana anche con il paradigma del meridionalismo elaborato da Antonio Gramsci , oggi apprezzato dai geopolitici del meridione del mondo.