Oggi 17 gennaio, come annunciato nelle settimane scorse, si è svolto il convegno di Millennium, organizzato col sostegno dell’associazione studentesca Gruppo Alpha, intitolato “Il mondo verso un futuro multipolare”.
A causa delle minacce e delle pressioni esercitate da parte di ben noti gruppi politici, progressisti a parole ma reazionari nei fatti, eravamo stati costretti a spostare il luogo della conferenza dalla sede centrale dell’Università di Milano al Politecnico.
Avendo ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie a svolgere l’evento, era iniziata regolarmente la conferenza, che prevedeva l’intervento sia di eminenti studiosi come Alexander Dugin (Università di Mosca) e Andrè Martin (Università di San Paolo), sia di politici esteri come l’assistente parlamentare russo Andrew Kovalenko, rappresentante del Movimento Eurasiatista russo, e il presidente del Movimento Anti-Globalista Russo, Alexander Ionov. Il tema trattato, la transizione globale al multipolarismo, era incentrato sulla necessità del superamento – geopolitico e culturale – dell’impasse storica del predominio egemonico dell’Occidente sul mondo.
Non avremmo mai immaginato che la conferenza venisse interrotta, dopo quasi due ore, a causa dell’ingiustificata decisione del Rettore di ritirare la concessione dell’aula. Nel frattempo, un cordone delle Forze dell’Ordine in assetto antisommossa si è schierato all’ingresso impedendo per diverso tempo l’uscita dei partecipanti, mentre l’Ateneo veniva fatto evacuare con tanto di accensione di sirene d’emergenza, tra lo stupore di docenti e studenti.
Ancor più grave è stata la diffamazione a mezzo stampa seguita dopo la conferenza, volta a confondere la manifestazione culturale di questa giornata con la diffusione di tesi “neonaziste”, razziste e xenofobe, menzogna già ampiamente confutata nel nostro comunicato del 7 gennaio.
Per quanto riguarda l’accusa di “neonazismo” dai toni fantapolitici, ricordiamo che in Italia abbiamo collaborato volentieri e senza pregiudizi a singole iniziative con realtà politiche e culturali di differente orientamento, su temi comuni come la critica al capitalismo, la diffusione della cultura geopolitica, la difesa della sovranità nazionale e l’approfondimento di autori come Antonio Gramsci e Costanzo Preve.
Particolarmente infamante tra l’altro l’accusa di razzismo, data la nostra visione politica multipolare che saluta con favore la fine dei fenomeni neocoloniali e la progressiva liberazione delle nazioni africane, asiatiche e latinoamericane dalle catene dello sfruttamento economico e del pensiero unico occidentale. Coerentemente con questa concezione della politica internazionale come dialogo tra civiltà, abbiamo sempre mantenuto rapporti con movimenti di tutto il mondo.
L’accaduto ci spinge a considerare l’assoluta mancanza di analisi e preparazione dei gruppi politici suddetti, oltre che una fin troppo evidente loro strumentalità nei confronti di chi ha tutto l’interesse che le tematiche relative all’anti-imperialismo, alla difesa della sovranità nazionale ed alla lotta al predominio del capitale finanziario siano estromesse dal dibattito. È evidente che la mancanza di un chiaro posizionamento politico in merito a determinati argomenti, ormai centrali nella prospettiva internazionale, conduce gli stessi a riempire gli spazi vacanti delle proprie attività con la caccia al nazifascista in conclamata assenza del medesimo.
Ancora peggiore è stato però a nostro parere l’atteggiamento della maggior parte dei media. Non abbiamo riscontrato, infatti, a giudicare da alcuni servizi giornalistici, la minima volontà di informarsi sui reali contenuti del convegno né di fornire un’informazione chiara e obiettiva. Anzi, spesso, i giornalisti, per pigrizia o per malafede, si sono accodati acriticamente alle affermazioni deliranti partorite da queste associazioni. La stessa scelta delle immagini suggerisce la volontà di soffiare sul fuoco, contribuendo a un clima da caccia alle streghe che sicuramente non gioverà nel futuro imminente alla società italiana.
Questi segnali mostrano che queste iniziative, che mirano a comprendere meglio la situazione europea e globale, riescono scomode ad alcuni settori della politica e dell’informazione. Lungi dall’intimidirci, questo ci spinge a ribadire l’importanza di questo tipo d’analisi e di dibattito e a riproporle a tutte le persone interessate a discuterne, avendo a cuore il destino della nostra Patria e dell’Europa, nella difficile epoca di crisi e di transizione che stiamo vivendo.
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