L’onda Black Lives Matter arriva anche nel cuore della città del Rinascimento. Come annunciato dal direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, il tedesco Eike Schmidt, sarà inaugurata nei prossimi giorni l’iniziativa “Black Presence”, un progetto social volto a rendere omaggio ai personaggi “black” presenti in nove dipinti custoditi nel celebre museo.
Dopo le statue “troppo bianche” per i benpensanti e sfregiate ovunque, personaggi più o meno in vista inginocchiati per ribadire il dogma dell’attuale pensiero dominante – ovvero che “le vite dei neri contano” – adesso è anche la nostra arte secolare a dover essere strumentalizzata in ossequio al regime culturale del politicamente corretto.
Visitando gli Uffizi, è chiaro, non si respira certo una cultura “black” o africana, e la “presenza nera” a cui si richiama il progetto in questione è una forzatura ridicola a dispetto delle centinaia di opere presenti nella Galleria fiorentina che “di nero” hanno ben poco o nulla. Peraltro, in alcuni dei dipinti annunciati per illustrare la “[…] presenza sociale e culturale del continente africano nella coscienza dell’Europa del Rinascimento […]”, tali tratti sono pressoché marginali. Ad esempio, in uno di questi – La Liberazione di Andromeda di Piero di Cosimo – compare, in un contorno di una ventina di soggetti riferiti all’episodio della mitologia greca, una musicista dalla pelle nera e i capelli ricci; a descrizione di quest’opera, sul sito degli Uffizi si legge: “Ne è autore Piero di Cosimo, pittore fiorentino fantasioso ed eccentrico, impegnato soprattutto a rendere chiara la narrazione e credibili gli improbabili strumenti musicali o i costumi orientaleggianti dei personaggi, piuttosto che a evocare la drammaticità del racconto”.
E poi: “La presenza di musicisti neri nella pittura rinascimentale è quanto mai rara. Merita però ricordare che le situazioni in cui Andromeda è ritratta come una giovane di pelle scura sono ancora più inconsuete – e ciò, sebbene la sua ascendenza etiopica fosse universalmente nota”.
Tali osservazioni riportano a tutto quello che si è ascoltato nelle ultime settimane: le vite dei neri contano, ma contano di più, tremendamente più di tutte le altre, in una scia di razzismo (quello sì) che si sta espandendo a livello mondiale. Anche e particolarmente qui da noi, in Italia, in Europa, nei luoghi più rappresentativi della nostra storia. Non è più importante quello che siamo veramente, adesso – per taluni – contano solo le vite di alcuni.
A questa deriva, che è morale oltre che culturale, opponiamo l’orgoglio per la nostra identità e l’amore per la nostra storia. Difendiamoci oggi più che mai contro le follie imperanti, con la forza emanata da una scultura ammirabile proprio all’interno degli Uffizi: il “Marte gradivo” – capolavoro di Bartolomeo Ammannati – rappresentante il dio della guerra nell’atto di marciare alla testa di un esercito con il bastone di comando nella mano destra e la spada nella sinistra, simbolo dei valori di virtù e d’intelletto posti da Cosimo I de’ Medici a fondamento del suo lungo governo nel corso del Cinquecento.
Lealtà Azione Firenze, ripartendo dalla presa di posizione in difesa dei monumenti d’Italia di fine giugno al David di Michelangelo, ha già in programma una serie di incontri ed attività di approfondimento e riscoperta della cultura fiorentina ed italiana, di fondamentale importanza in un periodo – come quello attuale – purtroppo caratterizzato da un “disinteresse giovanile” sempre più dilagante. “Italian culture matters”, verrebbe quasi da dire. Ed affossare la nostra identità per una discutibile paura di offendere qualcuno con un diverso colore della pelle è probabilmente – ribadiamolo ancora una volta – la peggiore forma di razzismo e strumentalizzazione.