Potrebbe sembrare che, dopo 35 anni di concerti della Compagnia dell’Anello, non ci possa essere più niente da scoprire, più niente di emozionante da vivere. E’ incredibile, invece, dover dire che questo concerto è stato – almeno per Milano – “epocale”, perché ha segnato (almeno si spera) un punto di svolta, una riscoperta maturità di una parte dell’ambiente della “destra radicale” (maledette etichette…) che ha dimostrato apertura, intelligenza, una forza serena, una perfezione organizzativa e tecnica che ha lasciato stupite due generazioni di ascoltatori.
Ma andiamo con ordine. Prima di tutto il concerto “tanto atteso”: la Compagnia mancava da Milano da tantissimi anni. La preparazione è stata seria e meticolosa con quasi 300 biglietti venduti in prevendita (cosa rara nel “nostro” mondo). La sede del concerto è stata tenuta nascosta fino al mercoledì precedente, per evitare le solite trappole del ben oliato “meccanismo del divieto”; che comunque è scattato lo stesso. Già giovedì i gestori del teatto sono stati chiamati, nell’ordine da: centri sociali minacciosi, giornalisti accusatori, poliziotti inquisitori, politicanti indignati, “alte sfere” timorose. Risultato: essendo preti hanno mostrato cristiano coraggio revocando, venerdì sera, la sala. E qui scatta la beffa a chi sperava di fernare gli organizzatori, perché già da sei mesi un altro teatro era stato bloccato per la serata. Così, sono scattate le telefonate e le mail ai prenotati e la sera, anche se certo con qualche difficioltà logistica per qualcuno, puntalmente, le 300 persone erano tutte nell’altro, splendido teatro…
Un’organizzazione perfetta (presente ma discreta), una scenografia spettacolare (il fondale del palco riproduceva una mappa della Terra di mezzo… smontata dal vecchio, trasportata e riadattata nel nuovo teatro nel giro di poche ore da decine di ragazzi dell’organizzazione), impianto audio-luci professionale e la platea gremitissima (alla fine il tutto esaurito con quasi 400 persone). Un clima perfetto, sereno, tranquillo (neppure un’auto della polizia fuori)… e generazioni a confronto. Tanti i “vecchi” degli anni 70, molti di più i ragazzi, anche giovanissimi (di fronte a me avevo due sedicenni che conoscevano e cantavano tutti i testi).
Infine due parole sulla Compagnia, anche se forse superflue. Una perfetta selezione di brani ha consentito una caralleta storica atraverso le canzoni più amate e conosciute, con un coivolgimento davvero emozionante del pubblico. Mario (reduce da una brutta polmonite) ha “recitato” le canzoni, creando forse ancora più emozione. Massimo e Alessandro sono stati applauditi per i loro virtuosismi alla chitarra e al violino, Marinella e Gino (il “milanese” tornato a suonare per l’occasione) hanno creato magiche atmosfere alle tastiere.
In definitiva, come anticipato, una grandissima prova di serietà, maturità, organizzazione e forza dell’ambiente che va a merito esclusivo degli organizzatori: la neonata ma già radicata Associazione “Lealtà Azione” che ha anche annunciato la preparazione, per giugno, di un vero “festival” della Musica alternativa.
Guido Giraudo
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