Uno studente di qualunque disciplina umanistica può notare come oggi, anche nell’ambiente universitario, che dovrebbe essere luogo di approfondimento e dibattito culturale, vi sia un allineamento sul tema ormai quotidiano: l’Europa. Eppure, vi sarebbe tantissimo da dire sia per quanto riguardo alla storia del Vecchio Continente, che per quanto riguarda la configurazione giuridico–politica assunta dall’Unione Europea, sistema che proprio in questi ultimi anni ha dato prova di essere fallimentare e quindi certamente non degno di essere elevato a dogma. Rompere il ghiaccio è d’obbligo, pur senza avere la pretesa di effettuare una trattazione esauriente di tutti gli aspetti, ma sicuramente con lo scopo di spiegare la nostra Idea di Europa.
L’Europa è stata per millenni la Civiltà guida del mondo intero, che ha forgiato fior di tradizioni che vanno da quella Greca, passando per quella Romana (che ne costituisce il vero e proprio pilastro), fino a quella Nordico-Germanico, senza dimenticare quella Slava. Pilastro dello Spirito Indo-Europeo è sempre stato quello dell’Onore e della volontà di potenza. La Weltanschaung Indo-Europea si è sempre contraddistinta per una visione comunitaria e spirituale. I Popoli Europei sono sempre stati considerati “i Popoli della Terra”, legati ad una visione mistica con la propria Terra tanto da poter forgiare il concetto di Patria intesa come “Terra dei Padri”, nettamente contrapposta invece a quella dei “popoli del mare”: mentre questi ultimi hanno sempre dimostrato una visione cosmopolita trasposta nella pratica del commercio marittimo, le genti europee hanno dimostrato una visione comunitaria trasposta socialmente nella pratica dell’agricoltura.
La decadenza dello spirito europeo, una decadenza che si è resa evidente in diversi momenti della Storia (il cui punto di partenza è sicuramente il 1789: il totalitarismo finanziario che oggi subiamo è figlio diretto della Rivoluzione Francese, indipendentemente da cosa dicano oggi i vari “filosofi” modernisti), ha sicuramente reso possibile relegare l’Europa a rango di un’entità oggi ininfluente sul piano storico mondiale, ma non potrà mai cancellare quelle radici profonde insite nella cultura europea e che ne costituiscono la linfa come le radici di un albero.
Anzitutto vi è da fare una premessa. Spesso l’Europa viene definita “Occidente”. Nulla più di questa confusione terminologica simboleggia la decadenza europea. Il Vecchio Continente, infatti, oggi viene in tutto per tutto assimilato all’America. Non si può negare che attualmente l’Europa sia totalmente americanizzata (nelle scelte politiche di ogni genere, nella mentalità, nello stile di vita), ma chi oggi voglia proporre un’idea di Europa non può certamente scadere in questo equivoco.
Tra l’Europa e l’America esiste un abisso non solo rappresentato dall’Atlantico, ma soprattutto culturale. Semmai, si può constatare – senza nessun entusiasmo – come il modello americano sia stato imposto in Europa. Anzi, semmai questa è una tendenza da combattere, non certamente da assecondare. L’Occidente dunque, inteso come grande spazio americano, è il primo nemico dell’Europa.
E allora vi sono due idee totalmente antitetiche del futuro dell’Europa.
La prima è quella purtroppo dominante: l’Europa (chiamasi Unione Europea onde evitare ulteriori confusioni) come organismo sovranazionale di distruzione degli Stati Nazionali e delle Identità dei popoli, che rappresenta un passaggio intermedio per la realizzazione di quello Stato mondiale in cui sotto il vessillo degli “immortali principi” l’uomo viene ridotto alla sua mera dimensione economica (inesistente in natura) nell’ottica di un governo mondiale retto dalle centrali della finanza internazionale (Fondo Monetario, Banca Mondiale, agenzie di rating ) e dove all’Identità di Popolo si sostituisca la caotica società multirazziale. Questa idea, oggi realizzata e tangibile nell’Unione Europea, non è altro che un sistema per distruggere i popoli, e lo vediamo all’opera ogni giorno in Grecia e in Italia.
La seconda è l’idea tradizionale dell’Europa, che vuole rimanere Europa senza avere padroni, che afferma la visione etica e spirituale contro il gretto materialismo economicista, la concezione comunitaria e organica contro l’idolatria del profitto , riafferma la Weltanschaung europea senza subalternità nei confronti di altri modelli estranei alla propria Tradizione. L’Europa per la quale hanno dato la vita tantissime generazioni in passato, e che oggi vengono uccise due volte quando si sente dire che l’”Europa” è oggi quella che impone governi a firma Bildelberg o Goldman Sachs per distruggere la vita dei popoli e ingrassare l’organismo finanziario di turno.
Non ci sarebbe nulla da “inventarsi” (come invece hanno fatto i “padri” dell’Unione Europea con Mastrischt e con Lisbona). C’è solo da guardare in noi stessi. Quando si rivolge lo sguardo verso il pilastro della cultura europea, costituito dalla Romanità, si riscopre l’idea di Impero, nel quale l’identità particolare viene integrata e conciliata nell’identità generale. Si riscopre l’idea di Stato, altro imprescindibile pilastro della vita nazionale, senza il quale si rischiano il caos e l’anarchia. Si riscopre tutta quella tradizione sociale delle corporazioni, che meritano un cenno, almeno per quanto riguarda la loro essenza ideale. Nate a Roma, sviluppatesi nella tradizione medievale: istituzioni che hanno permesso di inserire nel governo della cosa pubblica il mondo del lavoro e gli strati più qualificati e laboriosi della popolazione. Non è un caso che con la Rivoluzione Francese le corporazioni siano state abolite: i “difensori del Terzo e del Quarto Stato” hanno ben pensato di mettere al bando l’idea corporativa per consegnarci al governo dei pescecani di Wall Streett e degli spread. Si riscopre l’idea del primato della Politica sull’economia, dove la politica significa valore spirituale assoluto e l’economia è considerata uno strumento qual’è, e non una “religione” come lo è tutt’oggi. E questa è l’Europa che vive nelle nostre speranze. Si riscopre il valore dell’Identità di Popolo da contrapporre al disegno di una società in cui le identità sono sciolte e annullate. Solo passando per questa chiarificazione ideale l’Europa potrà ritrovare le forze per ritornare ad essere un’entità indipendente e non una colonia del padrone di turno.
La giusta battaglia politica per il ripristino della Sovranità Nazionale e per l’Europa dei Popoli non può prescindere da questi chiari punti di riferimento metapolitici.
All’ideologia mondialista e finanziarista dell’Unione Europea e dei vari commissari di turno bisogna contrapporre un paradigma basato sulla consapevolezza che non si tratta di un’antitesi tra “europeisti” e “populisti”, bensì di un’antitesi tra Unione Europea (istituzione contingente creata dalle oligarchie finanziarie oggi dominanti) ed Europa Civiltà.
Il semplice dichiararsi contrari all’Unione Europea senza avere presente che l’alternativa non può essere rappresentata da prodotti del suo stesso terreno ideologico ma da quella che è la Tradizione Europea nel suo significato più puro ed essenziale vanificherebbe degli sforzi e delle energie che invece possono essere convogliati nella giusta direzione solo in un’ottica tradizionale. La strada non è certo in discesa, ma nemmeno così ardua come potrebbe sembrare: del resto, cosa potrà mai il pensiero debole della semplice subalternità al modello dominante (unica ragione sostenuta degli “europeisti” odierni) contro la forza di uno spirito eterno che si può certamente addormentare ma mai uccidere?